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giovedì 19 febbraio 2015

Fare teatro non è lo spazio del "tutto e subito"

Un'insegnante oggi, durante l'incontro della formazione mi ha detto: "nello scorso incontro mentre raccontava la sua fiaba degli gnometti che si muovono strani, più che partecipare direttamente, sono rimasta a guardare, ad ascoltare..incuriosita e affascinata dal racconto. Ero nella storia, ero completamente immersa nella magia della narrazione osservando.. E allora ho riflettuto su quando chiediamo ai bambini di farci vedere, di "fare", per dimostrarci la loro partecipazione...e invece, proprio come me, magari stanno partecipando attivamente osservando, assaporando ed elaborando quella storia". Una riflessione importante che ci porta direttamente a toccare un punto centrale: la regola del "tutto e subito" nel gioco del teatro non vale! Non avrebbe senso, distruggerebbe la magia del teatro, il potere della creatività, l'opportunità di vivere i "propri tempi"

Ogni bambino è unico, speciale.
La metafora dell'operatore teatrale-giardiniere a me è sempre piaciuta. Siamo come giardinieri che seminano..diamo al terreno linfa vitale, amore, cura e poi..aspettiamo. E allora, se i bambini sono i fiori non saranno mica tutti uguali, no? Ci saranno margherite, rose, violette..e immagino, pur non avendo uno spiccato pollice verde, che ognuno abbia i suoi tempi per germogliare. Il gioco del teatro getta semi e lascia tracce nel pensiero, nella fantasia, nella capacità di osservare e rappresentare, nell'universo emotivo e sensoriale.. e poi, ogni bambino elabora, trasforma, agisce e costruisce.
 
La drammatizzazione di una fiaba interattiva permette ai bambini di vivere l'esperienza espressiva in modo autonomo e spontaneo: generalmente la maggior parte dei bambini partecipa attivamente, in modo "visibile" per così dire, ma c'è anche chi resta a guardare, chi osserva stupito, chi ride, chi un pò guarda e un pò sperimenta. C'è la libertà di partecipare (e che valore inestimabile educare alla libertà di scegliere autonomamente!) ognuno con i propri tempi e con le proprie modalità di intervento, e in ogni caso si tratta sempre di una partecipazione attiva e costruttiva. Mi ha fatto piacere questa considerazione, così come tutto il confronto e lo scambio dialogico su questo modo di fare teatro per e con i bambini, sulla metodologia operativa Teatro in Gioco.. sulla volontà -e direi anche l'esigenza- da parte di tutte le insegnanti di abolire la recita finale per accogliere nuove possibilità espressive, per liberare il linguaggio teatrale dal peso dell'esibizione e del giudizio finale, per mettere al centro di ogni scelta educativa le esigenze del bambino. La formazione per educatrici ed insegnanti di Roma Capitale continua e sono molto soddisfatta del corso Alfabeto teatrale. 

Un'insegnante mi ha detto "lei ci sta offrendo gli strumenti operativi e ci sta facendo conoscere la bellezza di un linguaggio espressivo che ci permetteranno di archiviare un modo vecchio e molto improvvisato di fare teatro". Wow! Più di questo non potrei sperare! E se davvero 300 insegnanti accogliessero questa idea di teatro come strumento e non come traguardo finale, come esperienza creativa e gratificante per il bambino, come percorso flessibile ma strutturato con dei chiari obiettivi pedagogici..quale sarebbe la ricaduta? 6000 bambini circa si libererebbero dall'incubo della recita finale, da un teatro che intrappola e comprime idee e fantasia..per ritrovarsi a vivere un'esperienza creativa in continuo divenire, all'insegna del gioco, del piacere, della scoperta.
www.teatroingioco.it

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